mercoledì 14 dicembre 2016

Tra parole e immagini: "Jane Eyre" di Charlotte Brontë

Buongiorno caro lettore! Finalmente sono riuscita a farti arrivare questa mastodontica recensione di uno dei miei libri del cuore. So che così sembra molto smielato, ma è l'unica definizione breve per dirti che questa storia è con me da quando sono molto piccola e che me la porto dietro da un po' di anni. Era meglio "del cuore", vero? 
Forse dal titolo avrai intuito che questa recensione non tratterà solamente del libro, bensì anche di due trasposizioni cinematografiche degli ultimi anni, per ora le uniche due che io abbia visto finora. 
Buona lettura!

Autrice: Charlotte Brontë (pubblicato sotto lo pseudonimo Currer Bell)
Titolo: Jane Eyre
Titolo originale: Jane Eyre. An Autobiography.
Anno di pubblicazione: 1847
Edizione: Universale Economica Feltrinelli, 2014
Prezzo: €10.00

Copertina: si sa, la Feltrinelli ha occhio per le copertine. Nonostante questa sia molto semplice mi piace molto. Si tratta di un disegno di Franz Dvorak, un pittore ceco vissuto a cavallo del XIX e XX secolo che ritrae il busto di una giovane donna. Troppo bella per assomigliare alla descrizione di Jane Eyre, mi fa comunque piacere pensare che l'intento sia stato proprio quello di spingere il lettore a pensare che il romanzo tratti la storia di una giovane donna. E così è.

Recensione:
Jane Eyre è stato una sfida con me stessa e ti racconto perché. Scoprii questo romanzo all'incirca alle elementari, quando una sera vidi in televisione il film di Franco Zeffirelli e chiesi a mia madre, che lo conosceva, di cosa parlasse la storia di questa Jane. Dopo aver scoperto che il film era tratto da un libro, ebbi la curiosità di leggerlo, ma purtroppo ero troppo piccola all'epoca per barcamenarmi nella lettura di quasi 600 pagine. 
Anni dopo ci riprovai un paio di volte, tentativi fallimentari che si risolsero con il libro abbandonato ancora in libreria. Non ricordo bene quale versione provai a leggere, ho un vuoto di memoria su questo particolare, ma sono sicura che si trattasse di un'edizione diversa da quella che ho ora.

Finalmente, dopo un bel po' di anni, ho ripreso coraggio e sono riuscita a finirlo! Sono molto, molto felice di avercela fatta sia perché mi sono resa conto (come se ci fosse bisogno di una conferma) che il film non era nulla in confronto al romanzo e anche perché questa è una storia che mi è rimasta nel cuore, in tutti i sensi, soprattutto grazie al film (di cui parlo più giù se ti interessa!).

La prima domanda che mi pongo mentre scrivo la recensione è: perché si dovrebbe leggere "Jane Eyre"? La risposta più immediata è perché è un classico della letteratura, ma so bene che non basta per chi, ad esempio, sta iniziando ad avvicinarsi ai classici.

"Jane Eyre" è la storia della crescita di una persona che non trova la via spianata di fronte a sé, raccontata in prima persona e probabilmente in maniera anche troppo soggettiva. La vita di Jane non è facile ma non per questo né lei come personaggio né la narrazione si appoggiano sulla noiosa ripetizione di una formula che vede la vita difficile e insormontabile.

Proprio a causa della sofferenza alla quale la protagonista viene sottoposta sin da bambina, da lettrice mi sono sentita in dovere di sostenerla e ho avuto per tutto il tempo di lettura il desiderio di vederla riscattarsi.


"Lo stare insieme è nello stesso tempo per noi essere liberi come nella solitudine, essere contenti come in compagnia."

L'occasione per farlo, a mio avviso, capita proprio con Mr. Rochester il quale tratta Jane diversamente dagli altri e vede il lei qualità che, pur essendo ancora immature e poco sviluppate, sono completamente sincere. Nel momento in cui la protagonista decide volontariamente di lasciare Thornfield e il suo proprietario, non credo si ribelli a delle convenzioni storiche riguardanti il matrimonio, bensì, come tutti, sente il bisogno di ritrovare sé stessa. Questa naturalmente è una mia interpretazione del testo, che va sicuramente contro alle teorie che vogliono Jane l'eroina del femminismo moderno e donna forte e capace.

Per quanto ami questo romanzo e forse proprio per questo, devo dissentire: Jane è tutt'altro che forte, tutt'altro che colta e tutt'altro che donna...è pur sempre una ragazza di diciotto anni con quasi nessuna esperienza in campi che non siano la religione e l'insegnamento e anche su questi ha molte lacune palesi. Se ci mettiamo in mezzo l'amore ci rendiamo conto che l'incontro con Mr. Rochester le suscita dei sentimenti che nemmeno lei riesce bene ad inquadrare proprio per la sua inesperienza in materia e che le provocano grande confusione, fino a sfociare nella separazione dei due personaggi.




"E il signor Rochester era sempre brutto ai miei occhi? No; la gratitudine, e molti sentimenti analoghi, tutti piacevoli e caldi, facevano del suo viso l'oggetto che più amavo vedere; la sua presenza, in una stanza, illuminava più del fuoco più ardente."

A mio avviso, separandosi da Rochester, Jane riesce a comprendere meglio e venire a patti con sé stessa, soprattutto e naturalmente riguardo il discorso sull'amore e il matrimonio. Il dialogo tra lei e St. John è stato probabilmente il mio preferito di tutto il romanzo, perché sentivo crescere la stessa consapevolezza che stava crescendo in Jane nel momento in cui inizia a capire cosa vuole veramente dalla vita.

Ecco, per quanto riguarda la coppia Rochester-Jane...devo ammettere che è una delle poche coppie finzionali che riescono a suscitarmi sensazioni positive. Forse perché entrambi sono giustificati nell'esprimere i loro sentimenti così intensamente e talvolta ingenuamente: Jane è inesperta in materia e Mr. Rochester è l'unica persona che l'abbia trattata come una sua pari e l'unico uomo che le abbia mai suscitato un certo tipo di affetto; Mr. Rochester vede Jane come una creatura da proteggere e necessaria per proteggere sé stesso da sé stesso (non so te, ma io ci vedo un po' di senso di colpa nei confronti di Bertha...). 

Se volessi fare un paragone con la narrazione di "Cime tempestose" di Emily, direi che "Jane Eyre" manca un po' della presenza della natura, se non in particolari ed episodici momenti. Forse sono d'accordo con Virginia Woolf quando dice che Emily è una poetessa, in prosa, ma rende benissimo l'idea. 

La narrazione di Charlotte scorre molto bene, anche grazie alle considerazioni personali di Jane rese perfettamente dalla prima persona, che spesso mi hanno fatta sorridere. L'unico punto un po' più lento rispetto al romanzo è la parentesi "rigeneratrice" da St. John, ma anch'essa si riprende nel momento in cui io, almeno, avrei voluto saltare qualche pagina.

...SULLO SCHERMO 
 Jane Eyre di Franco Zeffirelli e di Cary Fukunaga 

Il meno recente è del 1996, sotto la regia di Franco ZeffirelliCharlotte Gainsbourg interpreta Jane Eyre, William Hurt è Rochester e Fiona Shaw (sì, proprio zia Petunia di Harry Potter!) è zia Reed. 

Rispetto al romanzo, questo film manca di alcune scene completamente tagliate dalla storia che comunque, agli occhi di uno spettatore che non ha letto il libro, non fanno sentire la loro mancanzaIl film funziona bene anche senza, ma chi, come me, si approccia alla visione dopo la lettura storcerà sicuramente il naso per l'ingiustificata assenza della parentesi di St. John. 

Ottimi, per quanto mi riguarda, gli attori: sono molto fedeli alle descrizioni nel libro non solo per come interagiscono tra di loro ma anche fisicamente.

Un particolare che non ho apprezzato, infatti nel film del 2011 (regia di Cary Fukunaga) è proprio la bellezza dei due interpreti, Michael Fassbender per Rochester e Mia Wasikowska per Jane. Ammettiamolo lettore, per quanto possano provare a rendere il viso di Fassbender il più lontano possibile dal bello, il risultato sarà sempre fallimentare. 

Punto a sfavore per i personaggi è anche la differenza d'età tra i due protagonisti che non viene messa in risalto al contrario di quanto accade nel romanzo. 

Lo svolgimento della pellicola di Zeffirelli è sicuramente più lineare e meno "cinematografico", semplice ma piacevole da vedere. Un aspetto che ho notato è l'attenzione che viene data agli spazi chiusi. Ho come avuto l'impressione che la maggior parte delle scene si svolgano all'interno e che, invece, nella versione più recente si sia data maggiore importanza alla vastità dei luoghi esterni (vedi la scena in cui Jane si ritrova a Whitcross dopo essere scappata da Thornfield Hall). 

Sotto la regia di Fukunaga, la storia ha preso una piega sicuramente più poetica -lo stesso regista ha ammesso di aver volutamente enfatizzato gli aspetti più gotici e sinistri del romanzo- e da una parte anche più fedele al libro, particolare che non può essere tralasciato. 

Entrambi i film mi sono piaciuti molto, il primo perché è parte della mia infanzia ed è stato galeotto nel farmi conoscere il romanzo, il secondo perché mette in risalto l'atmosfera e il sottofondo ai quali nessuno, prima di Fukunaga, aveva dato importanza, e perché più fedele alla storia originale.

Ci sarebbero sicuramente tante altri aspetti da approfondire di questo lungo romanzo, ma non voglio appesantirti troppo la lettura. Spero comunque di essere stata abbastanza esaustiva da farti venire voglia di iniziare a leggerlo senza troppi obblighi, perché non è un peccato capitale abbandonare i libri se non ci piacciono o se non è il momento giusto per leggerli. 

Come al solito, se c'è qualcosa che vuoi aggiungere od opinioni su questo bellissimo romanzo hai piena libertà di farlo!

Ti auguro una buona giornata caro lettore, ci leggiamo al prossimo articolo.
Francesca, Le ore dentro ai libri.

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